Il biopic sulla vita dell’illustratore inglese Louis Wain – quello dei gatti antropomorfi vestiti alla moda, per capirci – se guardato con una certa sensibilità, nasconde un po’ più insidie di quello che potrebbe sembrare.
Per prima cosa, è oggetto da trattare con cura; come tutte le biografie estese, che seguono un arco temporale che muove dalla prima giovinezza fino alla morte, racconta la caducità dell’esistenza escludendo, più o meno di fatto, il classico “lieto fine”, dovendo così ripiegare su una chiusura diversa.
Altro punto da segnalare è che la vita di Louis Wain (impersonato benissimo da Benedict Cumberbatch, in una delle sue interpretazioni più belle), è stata tutt’altro che semplice e, al contrario delle biografie edificanti (per fare un esempio, Charles Dickens: l’uomo che inventò il Natale), i fallimenti e le debolezze di Wain non sono mai realmente riscattati e anche quando gli arriva successo, che pure gli ha consegnato una fama che ancora dura, ci dà l’impressione di non riuscire a dissetare realmente la sua voglia di affermarsi come artista (e tantomeno gli risolve i gravosi problemi economici che sopporta fin da giovanissimo).
Unico lampo di luce davvero cristallina è la storia d’amore, scandalosa per l’epoca, con la governante delle sorelle, poi sua moglie, Emily Richardson (interpretata con delizioso vigore da Claire Foy), interrotta nel pieno della passione, per uno dei tanti eventi tragici delle vite intorno a quelle del protagonista.
Logico (anche se forse un po’ troppo anticipato dalla fotografia, molto bella ma in alcuni momenti, un po’ didascalica, di Erik Wilson), che in questo rifugio romantico, il regista Will Sharpe, cercasse riparo per la chiusura della storia, provando a bilanciare inevitabili magone e lacrime con poesia e bellezza.
Lo trovate su Amazon Prime.