SNAP! – E ADESSO LA PUBBLICITÀ/CLAUDIO BAGLIONI

Ci sono canzoni che sembrano libri o, se proprio vogliamo semplificare, racconti.

Quando la scorsa settimana parlando del bel brano di Elodie, Vertigine (qui per i più curiosi), soffermandomi sulla nuova tendenza commerciale di affidare un brano a tre o quattro autori per incontrare con una certa tranquillità i gusti del pubblico ho scritto che l’aspetto “romantico” dell’autore ne risentiva non poco, sono stato un po’ superficiale e troppo ottimista.

Quello che ne risente sicuramente è l’aspetto letterario dell’opera, nel vero senso del termine. Le canzoni smettono di essere forme letterario/poetiche lunghe qualche minuto per diventare un insieme di blocchi di frasi che vanno dai 10 ai 20 secondi.

Non molto adatte a un ascolto “studiato” con tanto di lettura del testo a fronte ma perfette come sottofondo per i reels di Instagram o i video di Tic Toc.

Sia chiaro, con questo non voglio dire che prima tutte le canzoni fossero baciate dai Dei della letteratura e adesso questo tipo di scrittura non esista più, ma che a dominare vendite e classifiche non vi siano più “autori veri” e che i pochi interessanti in tal senso (i primi che mi vengono in mente: Fulminacci, Giò Evan e la Vicario), stiano un po’ ai margini qualcosa pure vorrà dire.

(In Adesso la pubblicità, Baglioni apre con un’immagine – una ragazza che guarda da dietro a un vetro – poi fotografa le storie di quattro personaggi, suggerendone vissuto, classe sociale, istruzione, destini e, prima di chiudere, riesce a metterci dentro – in punta di fioretto – anche lo stridore tra la realtà vissuta e quella raccontata in quell’Italia che nel pieno dell’illusione degli anni ’80 iniziava a rimbambirsi di sogni televisivi piuttosto che affrontare le difficoltà dell’esistenza, per poi chiudere sulla stessa immagine iniziale lasciando – mi si passi il lessico un po’ baglioniano – un lumicino di speranza).

E no, non basta infilare la parola “anima” (magari ripetuta una decina di volte), per scrivere un testo da “autore vero”.

Inside Estelle: “Feroce e fedele come un mastino che ha imparato a tenere il passo.”

“…man mano che si allontanava da quel posto i rumori della festa diventavano ovattati e le luci del castello più fioche. Magari avesse potuto dire lo stesso della tristezza che lo seguiva.  Feroce e fedele come un mastino che ha imparato a tenere il passo.”

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Qui mi piaceva giocare con un’immagine abbastanza comune, l’illusione che basti allontanarsi da una situazione che, in qualche modo, ci ha dato della sofferenza per potercela lasciare alle spalle. Continua a leggere

Da Baglioni (complice Morandi) una bella lezione ai nuovi “critici”.

Prima (e durante) questa due giorni di prima serata Rai ho letto davvero di tutto su quello che sarebbe dovuto essere (o che è stato) Capitani coraggiosi.

baglioni

Qualcuno aveva parlato di “ultima spiaggia”, altri di “pura operazione mediatica”, chi non ha risparmiato termini per lo meno eccessivi (se non di pessimo gusto) come “stupro di canzoni” e c’è stato pure un sedicente critico (uno di quelli che parla a nome della “ggente”) che ha scritto di uno spettacolo “grottesco”.

Sia chiaro, ognuno è libero di avere un proprio gusto e giudizio musicale, ma, e sembra altrettanto logico, se un giornale (tra molte virgolette) ti assume (anche qui molte virgolette) dovresti quanto meno motivare con la tua conoscenza il giudizio, per dirla in breve, quando scrivevo per il Corriere della Sera se avessi provato a definire Battiato (che non amo particolarmente) “grottesco” il buon Ferruccio De Bortoli avrebbe chiesto un TSO nei miei confronti, non tanto per tutelare il suo giornale ma per risparmiarmi una figura così greve.

Il dato più rilevante, visto dalla parte di chi si occupa di comunicazione, è stato che, al solito, al minore prestigio della testata è corrisposto l’uso di toni più eccessivo (altro triste segnale per quella che era una volta la nobile arte del giornalismo). Che le recensioni negative siano più lette di quelle positive è arcinoto, ma se è l’unico modo che hai per farti leggere allora hai un problema.

La vera domanda allora è: “si può avere un ottimo riscontro degli utenti senza il mezzuccio degli eccessi?

Tenetela lì ancora qualche riga.

Che fosse uno show di Baglioni con ospite (di pari dignità) Morandi è apparso chiaro fin dalla prima immagine e non sarebbe servito neanche che lo dicesse apertamente il “Gianni nazionale” ringraziandolo e attribuendogli tutto, dalla scaletta alla scelta delle canzoni, dalla conduzione musicale alle scene.

Uno show curatissimo, nessuna sbavatura. La realizzazione di un progetto altro che pura operazione mediatica. Leggero (ma siamo dalla parte della leggerezza di Calvino non di quella vuota televisiva) ma con la consapevolezza di toccare 50anni di musica – e quindi sentimenti, ricordi, emozioni – di milioni di persone.

Nessun riempimento. Nessuna dilatazione (almeno nella scrittura). Anche la danza, e non è una novità per Baglioni, aveva una precisa funzione narrativa (avete presente il balletto che si vede nei talent durante una canzone? Bene. L’esatto opposto.). Molte canzoni sono state riarrangiate, riarmonizzate per sfruttare al meglio la piccola orchestra e le 5 voci del coro.

Con questo non voglio dire che fosse uno show perfetto, o che dovesse piacere a tutti, ma non ricordo altri di tale livello in prima serata su Rai 1.

Bene, per tornare alla domanda di sopra (“si può avere un ottimo riscontro degli utenti senza il mezzuccio degli eccessi?” per chi l’avesse dimenticata) la risposta è “sì” e l’hanno data proprio Baglioni e Morandi. Prima serata chiusa con uno share del 20%.

Senza eccessi, senza mezzucci e scorciatoie, solo con una grandissima professionalità e il talento.

E poi, a guardarla bene, c’era una certa bellezza nel confronto tra la complessità dei testi di Claudio Baglioni e la semplicità diretta dei successi di Gianni Morandi…

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