Perché il primo ebreo-americano a sdraiarsi sul lettino dello psicanalista col risultato di una brillante, profonda e geniale comicità è stato Alexander Portnoy, che nella confessione liquida il sistema americano (e quindi occidentale), quello religioso (ebraico, cristiano, eccetera), familiare (madre, padre, sorella, zii e parenti tutti) e sociale (matrimonio, genitorialità, eccetera) come principale ostacolo alla possibilità di una vita, non necessariamente felice, ma realmente vissuta.
Terzo romanzo (ma quarta opera, contando la prima raccolta di racconti), dell’allora poco più che trentacinquenne Roth, ma uno dei primi in assoluto con l’ambizione di rivolgersi a un pubblico tanto ampio, con tematiche di fondo così profonde, a non temere di tenere in primo piano il sesso, estremamente esplicito ma mai pornografico. E non è certo un caso che la pubblicazione sia caduta proprio nel 1969.
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