“Il finale è di quelli che non ci si aspetta. E arriva al temine di 380 pagine che tengono gli occhi incollati sulla storia. “Layla” di Massimo Piccolo ha una costante carica di suspense ed è un romanzo che rende semplice la complessità, con un’architettura congegnata dall’autore per far convergere in un unico punto più piani narrativi ambientati in epoche diverse […]
Piccolo mette al bando ogni cliché sulla città, l suo è un ritratto informato che riscopre un aspetto insito in strade, chiese e palazzi partenopei: Napoli è uno dei cinque centri esoterici più importanti del mondo. Anche in questo suo secondo romanzo, dopo il successo di “Estelle, storia di una principessa e di un suonatore di accordìon”, lo scrittore fonda la sua narrazione sull’elemento misterioso, magico e inspiegabile, che però – nonostante il suo dichiarato scetticismo – secondo lui non si può prescindere dalla realtà. […]
In Layla sono chiamati in causa il culto dei “non vivi” e altre tracce di magia nera napoletana. Piccolo dà anche un riferimento geografico preciso: la Cappella Capece-Minutolo del Duomo di Napoli […]
Come detto, però, i protagonisti del romanzo sono quattro adolescenti, appena diciottenni, della cosiddetta generazione Z. L’autore – più grande di loro – li guarda con tenerezza e ne delinea i caratteri in maniera mai piatta e scontata, creando personaggi alle prese con conflitti e aspirazioni. Il modo di essere senz’altro scanzonato, di un ragazzo di quella età, si sconta nella narrazione con fenomeni inspiegabili, iniziatici e oscuri. Ne viene fuori un bell’effetto, stemperante e perciò fondamentale per la godibilità e la riuscita di un romanzo. Un esempio: quando Gabriel spiega all’amico del cuore Pisto un fatto storico e scientifico, quest’ultimo mima l’aria sulla quarta corda di Bach, ossia la sigla di Quark.
Se tanto è profonda la figura di Sara, aspirante fashion blogger, altrettanto lo è quella della protagonista, Layla, sempre sospesa tra infanzia e crescita, tra consapevolezza e timidezza, tra presa di coscienza del reale e illusione.
Il senso di tutta l’operazione sembrano essere la ricerca di una logica nei fatti e l’invito a vivere la vita intensamente. “Quanti sono i giorni che ricorderete?” si domanda in prima pagina Gabriel. “Il tempo passerà. Non sprecatelo”, continua. Per dirla con le sue parole, in Layla Piccolo non cerca consensi, ma un pensiero.”
Paolo Popoli – la Repubblica 27 gennaio 2020
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