Esile/SNAP! – JACK REACHER

Spiegare quella specie di ossessione che prende noi appassionati, magari cresciuti con Proust, Fitzgerald e Tolstoj, per Jack Reacher è operazione tutt’altro che semplice.

Che un autore lanci una serie di libri dedicati a personaggi ricorrenti è abbastanza comune, anche a casa nostra non mancano grandi esempi (da De Giovanni a Carofiglio), ma che un autore crei un unico personaggio e lo segua per tutta la vita – Lee Child scrive del suo Jack Reacher dal 1996 – è già meno comune e qualcosa inizia a dirci.

Alan Ritchson

L’aspetto più sorprendente dell’opera di Child è che parta, più o meno sempre, da un assunto semplicissimo: Jack Reacher è il buono che, per una fortuita circostanza, si trova sulla stessa strada di uno o più cattivi e, grazie alle sue abilità fisiche e mentali li sconfigge. Punto. Fine. Banale fino a sembrare noioso.

E invece non è così.

Lee Child è un maestro nel costruire “i cattivi”. Gli antagonisti (che siano una persona, una situazione o una città), nella penna dell’autore britannico diventano qualcosa di particolarmente “odioso”, che sia per interesse, ottusità, cattiveria o forza bruta poco importa. Senza loro, i ventisei (26!) libri su Reacher non sarebbero diversi dalle centinaia di buone storie che escono ogni anno dalla penna di abilissimi artigiani del genere.

Jack Reacher, dal canto suo, è un personaggio unico, per quanto riprenda il mito del cavaliere solitario. Congedato con onore all’indomani della caduta del muro di Berlino col grado di Maggiore dalla centodecima divisione nella Polizia Militare dell’esercito USA, viaggia ininterrottamente, tra autostop e autobus lungo tutto i 50 Stati americani (con piccole sortite fuori dal Continente). Non ha bagagli e non possiede nulla oltre uno spazzolino da denti pieghevole e gli abiti che indossa.

Jack Reacher è la massima negazione mai raccontata del Sogno Americano (che poi è il sogno occidentale) che, per giunta, non ha alcuna simpatia per l’immaginario orientale (spesso diventato new-age) o invidia per il mito del buon selvaggio. In poche parole, non disdegna il lusso ma non crede che una bella auto possa valere qualche anno di lavoro, ama le donne ma non abbastanza per poter rinunciare alla propria libertà.

Da un paio di giorni è stato rilasciato il trailer di una serie Amazon Prime dedicata ai libri di Child con Alan Ritchson (fisicamente forse un po’ troppo bodybuilder, anche se di viso ha una buona somiglianza con Child/Reacher), che si affianca ai due film con Tom Cruise (altro appassionatissimo fan di Reacher) già usciti in questi anni.

Il buon Ritchson, saprà rendere oltre all’azione anche una certa sofferenza, quasi poetica, del nostro Jack? Il rischio che diventi una baracconata anni ’80 è dietro l’angolo.

In ogni caso, continuerò ad aspettare Jack, nella sua prossima capatina in Europa, qui a Napoli, per fargli capire cosa può essere davvero un caffè…

Dal 4 febbraio su Amazon Prime.

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