Miss Italia, la sinistra e il compromesso ipocrita.

C’è voluta la gaffe storica della neo eletta Alice Sabatini perché, almeno per un giorno si tornasse a parlare del concorso nazionale, attuale, glamour e attraente quanto una schedina del totocalcio paragonata ai sistemi di gioco on line.

alice sabatini

La diciottenne ragazzotta della provincia di Viterbo ha detto, rispondendo alla sofisticatissima e originale domanda: “in che epoca ti sarebbe piaciuto vivere?” con un sagace “1942, visto che i libri parlano parlano di questa guerra…tanto sono donna e non avrei fatto il militare”.

Apriti cielo. Non c’è stato giornale che non abbia riportato la notiziona.

Oddio. La risposta è idiota. Non tanto per il contenuto, anzi, l’avesse detto senza risatine, inciampi e dubbi sulla data ma riportando una sana curiosità per letture fatte sarebbe stato senz’altro una risposta anche interessante. Ma detta così è sicuramente una risposta idiota. Con l’aggravante della gaffe sulle donne che, come in ogni conflitto, certamente non solo l’ultimo mondiale, hanno partecipato, pur non “facendo il militare” come e più degli uomini.

Ma il punto, e per questo ne parlo qui, ovviamente è un altro.

Miss Italia, come le ballerine dell’avanspettacolo, avevano come massima aspirazione quella di stuzzicare l’immaginario maschile che, in uno stato di perenne adolescenza, utilizzava il concorso per poter non solo guardare (come nei ballettini) ma addirittura “esaminare” le donne e il loro corpo, sempre meno vestito con l’andare del tempo.

E il concorso rappresentava la possibilità di vedere donne più curate e disinibite di quelle che altrimenti abitavano il quotidiano, alimentando l’immaginario che dicevo.

Bene. Adesso (per fortuna) la “cura” e la disinibizione sono diventate alla portata di tutti. Ragazze più belle (e ugualmente in bikini) di Alice Sabatini abitano tra le nostre foto su facebook e (poco più vestite) per le nostre strade, sia che si viva nella grande città sia nella sperduta periferia.

Con la sinistra e il femminismo il concorso, con le ragazze segnate da numeri come capi di bestiame e costrette a passerelle in costume sotto lo sguardo di giudici seduti e in giacca e cravatta è diventato un bersaglio fin troppo facile, tanto da dover ricorrere al sempre più ben accetto “compromesso ipocrita”, tanto caro alla nostra società. Nel concorso non si giudica più solo la bellezza (altro argomento tabù per la cattolica Italia, dove la donna doveva mortificare l’aspetto esteriore, la vanità è peccato e induce a peccare) ma anche la personalità, il talento e varie amenità.

In poche parole Miss Italia non ha più alcun senso di esistere, la moda e la recitazione sono (o dovrebbero essere) sempre più mestieri che richiedono una grande professionalità, meglio allora American Next Top Model dove non hanno paura di giudicare, anche in maniera spietata, la resa estetica delle aspiranti modelle.

Oppure, accettiamo il fatto che la bellezza sia già di per sé un valore sufficiente (non un merito, attenzione), citando Panella: “perché un bel volto bello / se lo si può guardare / è un disimparare del mondo / questo e quello.” e non mortifichiamo le ragazze aspiranti miss con domande e siparietti imbarazzanti.

Spesso più per le domande che per le risposte.

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