Già negli anni ’90, Karl R. Popper metteva in guardia sul grande problema dell’affollamento dei contenuti che, se vero allora per il moltiplicarsi delle emittenti televisive, figuriamoci oggi con gli sterminati aggregatori di contenuti come google o facebook. Affollamento che, sotto la dittatura dell’audience (per vendere spazi pubblicitari o raggiungere like/click poco importa), avrebbe costretto alla produzione di “contenuti sempre più scadenti e sensazionali”.
Scadenti perché realizzati con sempre meno risorse e tempo, sensazionali perché, per poter essere accettati dal pubblico, avevano bisogno di sapori sempre più forti (sesso, violenza, sensazionalismo), con un apporto “negativo” dal punto di vista del nutrimento mentale.
Un esempio. Provate a immaginare quello che succede con le ricette e le immagini di cibo che girano sui social e in tv. Se prima per attirare l’attenzione (l’audience), poteva bastare un panino “sano” e “buono”, tipo una rosetta con tonno fresco e pomodoro, si è passato, man mano a ricette “buone” ma magari un po’ meno sane, un panino salsicce e friarielli o hamburger, bacon e patatine.
Quando neanche questo è più bastato si è arrivati alla ricerca del “sensazionalismo” dove, non solo si è abbandonata la ricerca del “sano”, ma anche il “buono” è passato in secondo piano: guardate questo World’s Meatiest Sandwich, composto da prosciutto, salame, tacchino e bacon, salsicce e chorizo, formaggi ecc ecc…
Tornando ai contenuti, ogni volta che cliccate su una notizia “sensazionale” e non riuscite a capire che in realtà non è altro che una bufala, pensate che state mandando giù un bel boccone di World’s Meatiest Sandwich, solo che al posto di intossicarvi fegato e stomaco state mandando in pappa il cervello.