Ho preferito aspettare otto puntate prima di provare a raccontare un po’ Transplant (su Sky), ultimo medical-drama (degno di nota), arrivato in tv.
Che il genere si sposi benissimo con ritmo e immagini televisive è storia vecchia quanto la tv (il primo medical-drama – City Hospital – è dei primi anni ’50), ma che l’ennesima variazione sul tema possa trovare qualche motivo di interesse nel dinamico e difficile pubblico delle pay-tv (quello che i programmi li cerca e non li subisce, per intenderci), è tutto un altro discorso.
Punto uno. La serie è canadese e non made in USA, cosa in sé che potrebbe significare poco o tanto, ma in questo caso significa moltissimo. Il protagonista è un rifugiato arabo, siriano per la precisione, e lo show punta su un assunto preciso: l’integrazione è l’unica via possibile. E il nome della serie non si riferisce solo all’ambito chirurgico.
Punto due. Perché questo genere possa funzionare davvero ha bisogno di un protagonista carismatico con tanto di interessanti demoni a renderlo unico (inutile ri-citare la genialità, assolutamente da manuale, nella costruzione del personaggio di Gregory House), e questo, almeno fino all’ottava puntata, sembra essere il punto forte di Transplant con Hamza Haq perfetto nella parte e, man mano che la narrazione procede, i suoi demoni che iniziano a diventare sempre più evidenti, speriamo che questa linea narrativa si sviluppi e prenda ancora più spazio.
Punto tre. Primo punto, a mio avviso, più debole. I personaggi secondari, al momento troppo poco incisivi, più adatti a prodotti patinati che a quello che, viste le premesse, Transplant vorrebbe essere.
Punto quattro. Altro punto abbastanza debole o non sufficientemente forte – i casi medici. È vero che la scelta di ambientare lo show nella medicina d’urgenza ha liberato Joseph Kay (il creatore della serie), dalla necessità di farci appassionare alla scoperta della soluzione ed è anche vero che nelle otto stagioni di dott. House si è trattata, probabilmente, ogni patologia possibile che avesse un certo appeal (tanto che nella puntata di Transplant sulla ragazza affetta da CIPA noi spettatori di House sembravamo saperne più dei medici dello York Memorial Hospital), ma qualcosa in più, anche in previsione della sicura (visto il successo), seconda stagione bisognerà inventarsi.