E finalmente arriva una serie dall’identità precisa, fiera del suo genere (giallo-thriller), che non si lascia distrarre dalla tentazione di filosofeggiare sulla morale, non cede al fascino dell’estetica del dolore né vuole diventare un trattato di analisi sociale.
Quello portato sullo schermo da Daniel O’Hara e Hannah Quinn, grazie alla sceneggiatura di Danny Brocklehurst che ha saputo tradurre in immagini un’altra bella storia di Harlan Coben è una perfetta variazione sul tema di un evento, neanche troppo straordinario o eccezionale – la rivelazione di una strana bugia – che travolge la vita di un uomo comune, perfetta perché mantiene fino in fondo la promessa di tenere sempre e comunque in scena persone comuni – esempio lampante, il disastroso inseguimento tentato in auto da Richard Armitage a Hannah John-Kamen.
Altro elemento assolutamente di pregio di The Stranger è la scelta di rivolgersi contemporaneamente sia al pubblico adulto sia a quello più giovane con le indagini condotte dal padre da un lato, e il figlio dall’altro che scorono in maniera parallela su un doppio binario, fino all’inevitabile incrocio, rivelando due gruppi con dinamiche, segreti e vite completamente stagne (anche in questo caso senza farne particolare dramma), fino a quando gli eventi non li mettono in comunicazione.
Lo trovate su Netflix.