Dolly (la promessa) arriva su WeShort: il futuro distopico è già qui.

Quello che volevo, era provare a raccontare una storia che fosse disturbante, dalla morale irrisolta e per niente consolatoria.

Anche se non completamente – e forse per questo in maniera funzionale – parte della nostra realtà è già distopica senza dover attendere l’ipotetico futuro di tanti film, serie o libri.

Con Dolly ho provato a raccontare, in meno di venti minuti, quanto per alcune persone questa distorsione della realtà fosse così permanente da diventare l’unica realtà, vissuta e possibile.

Layla Copertina

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Cure e psicofarmaci che servono non a risolvere i problemi ma a indurti in uno stato di accettazione, testimonial che non vendono prodotti ma uno “status”, mutato oggi – per la facilità di moltiplicazione di una società connessa 24ore al giorno – da “aspirazionale” a “essenziale”.

Una società che spesso pensa di regalare (termine non usato a caso) alle donne la possibilità di sentirsi libere e con le stesse possibilità degli uomini a patto di continuare a recitare ruoli partoriti dalle fantasie di uomini (e donne, tanto dentro al sistema da esserne parte determinante), dove bastano un po’ di soldi e un po’ di trucco a cancellare umiliazioni e violenze (fisiche o mentali poco importa).

Un capitolo a sé meriterebbe l’uso della finta pubblicità che ho realizzato per un prodotto fittizio che campeggia ovunque in tutto il cortometraggio, il fantomatico gioiello làgraal, accompagnato da frasi e immagini sessiste come nella peggiore tradizione del caso, divertitevi voi – se avete voglia e tempo – a trovare le corrispondenze con campagne reali.

Mentre montavo il girato decisi di aprire una pagina fb (immagino esista ancora) per testare le reazioni alla finta campagna – che per l’occasione diventò ancora più becera (ovviamente era stato tutto concordato con la modella  – oltre che mia carissima amica – Rossella Nusco, anche lei molto incuriosita dalla cosa). Come avevo facilmente previsto la reazione (giustamente) sdegnata degli osservatori sulle pubblicità e le discriminazioni di genere ci consentì di arrivare sulla stampa nazionale. L’essere citati su un quotidiano nazionale, anche se per una vicenda negativa, fece automaticamente aumentare “la credibilità” del marchio, così che quando lanciammo un concorso per cercare la nuova testimonial de làgraal arrivarono decine di candidature (sempre grazie alla stessa pagina facebook). Il tutto a costo zero. Figurarsi cosa avremmo potuto creare con il budget di una vera azienda di gioielli…

Grazie ancora i fantastici protagonisti Antonio De Matteo e Tania Bambaci che non si sono risparmiati nonostante le mille difficoltà per una produzione dai tempi risicatissimi, a Davide Devenuto (che ci ha regalato la sua amichevole partecipazione in un ruolo abbastanza inaspettato) e a Salvatore Catenese, Noemi Gherrero, Mariassunta Cavaliere, Delia Paciello e Flavio Tretola che hanno lavorato realizzando, a mia avviso, davvero un prodotto valido.

Buona visione e grazie moltissime a chi vorrà guardare Dolly (la promessa).

 

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