Amo gli animali e detesto la crudeltà verso ogni essere vivente. Ma la deriva “animalista” (c’è gente che nutre il cane con crocchette vegane) mi spinge a qualche riflessione.
Gli “animalisti in deriva”, quelli che, per dirla in breve, considerano il valore della vita di ogni animali pari a quello dell’animale uomo in realtà commettono l’errore più grave possibile nel quale possa imbattersi un animalista: in realtà sono molto più antropocentrici di chi, pur “rispettando” gli animali li considera un qualcosa di diverso dagli esseri umani, e, proprio per rispetto della natura “animale” dell’uomo, non prova alcun disagio a porsi in cima (grazie all’intelligenza umana – il vero discrimine tra uomo e bestia) alla catena alimentare (e derivati vari).
Gli “animalisti in deriva” in realtà proiettano sugli animali il “sentire” tipicamente umano che non può appartenere alle bestie, un po’ come accade nei film della Disney o Pixar. Quanto sia ridicolo tutto questo è molto semplice realizzarlo estremizzando un po’ il discorso: se l’uomo non può uccidere gli animali per cibarsi o per difesa, allora non si capisce perché gli animali stessi possano farlo. Specie considerando la ferocia e la violenza come questo accade (non deve essere per nulla piacevole essere sbranati vivi).
Di questo passo, nel mondo auspicato dagli “animalisti in deriva” immagino che a breve saranno previsti anche dei campi di ri-educazione per animali feroci e diete vegane per i grandi predatori.
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