Il grande merito della Disney è stato quello di aver modernizzato le fiabe, non solo da un punto di vista estetico ma proprio nei contenuti. Pensate a Rapunzel. Hanno mantenuto l’idea straordinaria (che ritroviamo già nella versione del ‘600 del Basile), della ragazza che utilizza una sua dote, una sua particolarità, in questo caso i capelli (lunghi, bellissimi e forti), ma hanno eliminato tutta la retorica e la simbologia del premio alla ragazza che si sarebbe “conservata” per il Principe.
Da non dimenticare che la versione fiorentina,pur se molto più tarda di quella del Basile, veniva proprio raccontata, da mamme e nonne alle ragazzine come monito a non concedersi, neanche con un bacio, agli uomini, “meglio essere mangiata dalle fate che baciata da un uomo!” ripeteva Prezzemolina (così nella versione fiorentina), a ogni avances del pretendente.
Rapunzel, invece, vuole essere protagonista del proprio destino, è consapevole della sua forza e non si fa problemi a seguire un ladro, pur di trovare la libertà (e sconfiggere la strega).