Uno degli aspetti che più amo nel leggere le recensioni di Layla è il rimando delle sensazioni che il lettore (giornalista, blogger o critico poco importa) rimanda. Lo spunto di questo post mi arriva (almeno) dall’intervento preciso e puntale di Federica (federica_books), Katia (katiasbook) e Mariapaola (marlahsbooks).

Spirale simbolo del Triskell
Federica scrive “bellissima la capacità dello scrittore di farti immergere nella storia e lasciarti un senso di agitazione e turbamento senza che però tu te ne accorga” mentre Katia dice “Il ritmo della narrazione ha un crescendo, se all’inizio i capitoli scorrono lentamente così da dare tempo all’autore di creare l’atmosfera giusta, nella parte finale si nota un ritmo incalzante tanto che sarà difficile smettere prima di arrivare al finale”, Mariapaola scrive “ti fa sentire sulla pelle una sensazione di inquietudine ed oppressione che diventa via via sempre più presente”.
Bene. C’è una figura geometrica molto particolare che spesso viene evocata all’interno di Layla. Una figura che non a caso ha una grande valenza e storia non solo per diversi culti ma anche per la mitologia, la psicologia, la massoneria e l’alchimia: la spirale.
Quando ho scritto Layla, immaginandone l’architettura geometrica, l’idea che subito mi è venuta in mente – con tutti i rischi connessi – è stata proprio quella della spirale e, per chi ha letto il libro, sa bene che non poteva essere altrimenti.

Una delle spirali più famose del cinema – il manifesto di Vertigo
E così la velocità di narrazione e il ritmo non potevano che essere condizionati da questa struttura. Immaginate una pallina che si muove ruotando in un grosso imbuto, la sua velocità diventa sempre più alta fino a quando arriva sul fondo. Il bello è, se una struttura del genere funziona, che davvero diventa difficilissimo provare a fermare la pallina quando sta facendo gli ultimi veloci giri (o per chi legge, le ultime 80 pagine).
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